La finanza utile. Introduzione

Questo volumetto non vuole essere l’ennesimo testo sulla finanza etica: ha un accento utopico in meno e una cinica ambizione in più. Parte dall’ossimoro che esiste nel termine “finanza etica” e cerca di costruire un percorso pragmatico al tema, a partire dalla necessità di asservire la finanza all’economia reale.

Anche se pure in quest’ultima dichiarazione di intenti, ormai, il livello di utopia è quanto mai alto: com’è possibile pensare di asservire la finanza, dominus delle relazioni economiche globali, dunque fattore cruciale di ogni rapporto di potere, a qualcosa?
Ciò che accade quotidianamente – e lo vediamo nella nostra vita, nelle scelte dei governi, nei servizi pubblici – semmai è il contrario.
Si prenda ad esempio quanto vale per i soli derivati, nati come strumento finanziario di copertura e diventati puro meccanismo speculativo. Nei primi dieci paesi al mondo per dimensione economica, tali contratti rappresentano oggi un valore nozionale, ossia il valore delle merci, dei titoli, delle valute cui si riferiscono, pari a circa 7,5 volte il prodotto interno lordo degli stessi paesi: le attività di scommessa, di speculazione, di denaro che insegue denaro sonoben più rilevanti delle attività legate all’economia reale, alla produzione di beni e servizi, alla somma delle esigenze – anche le più lussuose e futili – di intere nazioni.
 
Considerazioni che hanno portato negli ultimi anni a discutere della necessità di introdurre più etica nella finanza. Ma, si sa, l’etica è di tutti e di nessuno. È bastato poco: a un certo punto tutti, anche le più agguerrite banche d’affari, le reti commerciali senza scrupoli, le sonnolente istituzioni finanziarie internazionali, hanno cominciato a parlare di finanza etica, finanza sostenibile, finanza responsabile.
 
Aggiungendo – non certo in modo inconsapevole – confusione su confusione, aumentando il disorientamento del cittadino, oscurando le esperienze più radicali che pure negli anni sono cresciute e hanno raccolto consensi. La finanza critica, che cerca altre strade, è ovviamente cosa ben diversa.