La finanza anarchica di MAG 4

Fare la mag, che vita complicata! Ma, si sa, di necessità si può fare virtù. Mai tale detto fu più calzante come per Mag4 di Torino. L’esperienza di questa cooperativa - nata nel 1987 per promuovere l’obiezione monetaria, versione anarchica della finanza etica - è interessante per la soluzione che è stata trovata ai vincoli che impongono alle cooperative finanziare di scegliere una sola tra la doppia attività di prestito e raccolta. 



Infatti, anziché rinunciare a raccogliere risparmio dai soci come hanno fatto tutte le altre mag, quella piemontese è riuscita a costruire un meccanismo in cui diversi soggetti nonprofit (principalmente botteghe del commercio equo e solidale, ma non solo), già soci della Mag, raccolgono il denaro come fossero delle succursali sul territorio. Questi soldi vengono poi depositati in forma di capitale sociale nella stessa Mag, che funge così da finanziaria di gruppo e li utilizza per finanziare i soci. E’ così che nasce il Gruppo Mag, unica esperienza italiana e originale soluzione che garantisce flessibilità operativa, rispetto della legge e - soprattutto - mantenimento di una forte identità. Con l’intuizione legata alla creazione del Gruppo Mag, la cooperativa di Torino è infatti riuscita tanto a conservare una autonomia da “banca alternativa”, continuando a coniugare attività di raccolta e di impiego del denaro, quanto ad aumentare il proprio radicamento sul territorio. Alla fine di settembre 2003 la raccolta complessiva del Gruppo Mag (capitale più libretti di risparmio) superava i 3 milioni di euro. Di questi 2,7 sono gestiti da Mag4, il 28% del quale sotto forma di capitale proprio (960 soci, di cui 775 persone fisiche) e il resto proveniente dai depositi: 60 libretti di organizzazioni socie, tra le quali 9 fanno parte del Gruppo MAG, e svolgono dunque attività di raccolta sul territorio piemontese e non solo (si arriva anche ad Aosta, oltre ad Asti, Cuneo, Alba, Giaveno, Cossato). Al 31 dicembre 2002 le 9 cooperative del Gruppo Mag avevano capitale sociale per euro 596.739 e riserve totali per 108.824 euro. Al 30 settembre 2003 il numero dei libretti gestiti dalle stesse cooperative era pari a 579 e gli investimenti dei soci (sia in quote di capitale sociale che nei libretti di risparmio) ammontavano a euro 2.593.198.Un caso di successo, che in molti stanno studiando per capirne la riproducibilità. Per una volta, la creatività in finanza è stata messa al servizio di un’economia solidale e - perché no? - un po’ anarchica.

di Alessandro Messina
per Carta, Rubrica Affari Nostri, marzo 2004