Futuro incerto, sì, ma almeno che sia sostenibile

“Una situazione del capitale costante (intesa come economia senza crescita)…non significa una situazione di stasi della capacità inventiva umana. Ci sarebbe un grande spazio d'azione per tutti i tipi di cultura intellettuale e per il progresso morale e sociale e molte possibilità di miglioramento della vita ed è probabile che tutto ciò succederebbe davvero.”

Quando John Stuart Mill faceva queste riflessioni era il 1857 e si può ragionevolmente supporre che le condizioni ambientali nonché il contesto economico e sociale fossero completamente diversi da quelli odierni. Al Wuppertal Institut va dato il merito di saper riproporre oggi questi ragionamenti secondo un approccio che riesce a combinare capacità divulgativa e rigore scientifico, attenzione all’ambiente ed analisi sociale ed economica. D’altronde è chiaro fin dall’inizio del libro Futuro sostenibile (EMI, 1997) che tutta la ricerca del prestigioso istituto viene condotta a partire dalla convinzione che “l’ecologia ha ancora delle possibilità nel dibattito politico solamente se scende in campo alleata all’innovazione tecnica e alla possibilità di conquistare settori di mercato.”

Per questo il Bild ha parlato di Futuro sostenibile come della “Bibbia verde di fine millennio”. 



di Alessandro Messina 
per Lo straniero, rivista trimestrale diretta da Goffredo Fofi, n. 5, Ed. Contrasto.