Il futuro del microcredito passa per la rete

Il microcredito è in grado di fornire risposte efficaci alle urgenti necessità di famiglie e piccole imprese in Europa? A quali condizioni di efficienza e di sostenibilità per entrambi gli attori coinvolti nel processo, finanziatori e prestatari?
 
È attorno a queste domande che si è sviluppata la discussione durante la IX Conferenza della Rete Europea di Microfinanza (EMN), tenutasi a Bucarest dal 7 al 9 novembre.
Hanno partecipato all'evento piccoli intermediari finanziari, soggetti non profit che promuovono la microfinanza in varie forme, consulenti che offrono i loro servizi alle amministrazioni pubbliche o alle banche. È questa la base di EMN, il cui baricentro oggi è sempre più spostato verso est, dove il microcredito sta svolgendo quel ruolo di inclusione finanziaria che nelle economie occidentali del dopoguerra fu proprio - e in parte è ancora - di banche cooperative e casse di risparmio.
 
Il dibattito ha evidenziato come oggi esistano diverse combinazioni possibili tra i due poli estremi dell'approccio "filantropico" o "business" alla microfinanza. Nel primo caso l'accento è posto sull'immediato beneficio per i destinatari dei servizi, secondo una formula in cui deve esserci un donatore che paga - in tutto o parzialmente - per il loro costo. 

L’ingenuità di fondo del modello è il non considerare che così a pagare sono i clienti della stessa istituzione finanziaria (o di altre collegate) in altre parti del mondo, o in altri mercati, quasi sempre inconsapevoli di essere coinvolti in questa forma di “redistribuzione”.
 
D’altra parte, il modello puramente business, efficace nelle economie emergenti, porta spesso all'insostenibilità: troppo costosi i finanziamenti per i beneficiari, troppo bassi i rendimenti per i finanziatori. Perché il sistema di regole e lo stato maturo dei mercati europei non producono quell'effetto acceleratore dei rendimenti che si osserva nelle economie in via di sviluppo. Così i tassi di interesse, al di là delle pur rilevanti soglie usura, raramente riescono a coprire i costi dell'intermediario, tanto più se ad essi si aggiungono quelli per le fondamentali attività di affiancamento e tutoraggio dei finanziati.
 
Un punto è rimasto fra le righe: quanto l’attività di erogazione del credito deve associarsi a quella di raccolta e gestione del risparmio? Dall’Asia all’America, dall’Africa alla vecchia Europa, i processi di inclusione finanziaria funzionano - traducendosi in inclusione sociale - se favoriscono la crescita delle opportunità in parallelo a quella delle responsabilità. Si tratta di un ingrediente comune a molte storie di successo. Ai tempi di Basilea 3 e dell’Unione bancaria europea la questione diviene anche molto pragmatica: complessità di regole e procedure, unite alla crescente competizione per l’accesso ai capitali, continueranno a ridurre i margini di qualunque intermediario creditizio. Il che impone la scelta tra un modello filantropico puro – che cedendo “sovranità” gestionale rende i progetti assai vulnerabili – e uno che riscopra i vantaggi della “autogestione monetaria”, che sottrae risorse ai mercati finanziari e consente di impostare modelli di gestione originali ed efficienti, di solito nonprofit e cooperativi.
 
Si tratta di un passaggio cruciale per il futuro del microcredito, che da "moda", intervento emergenziale o di progetto, può diventare mercato strutturato. Sono i motivi per cui la comunità professionale che si incontra in EMN dovrebbe attivare collegamenti – oggi troppo deboli – con gli operatori finanziari, tutti, e in particolare con quelli mutualistici. Che hanno vocazione simile e storia lunga. La reciproca contaminazione potrebbe rivelarsi proficua per entrambi.
 
Questo in finanza è il tempo delle alleanze. Mai come oggi è chiaro che per lavorare col denaro serve avere capacità di collaborazione e di rete. Tenendo a mente che la sfida della giustizia finanziaria non si potrà mai scindere da quella, ben più ambiziosa, della giustizia economica e sociale.




di Alessandro Messina (@msslsn)



in Profittevole, rubrica per Vita
dicembre 2012