Può un ente locale mettere la partecipazione al
centro dei suo processi decisionali e delle sue stesse iniziative? E può farlo
in particolare con un assessorato che si occupa in modo trasversale di
periferie e di lavoro? E tutto questo quanto è praticabile in una grande
metropoli come Roma?
Queste oggi sono le principali questioni che si
trova di fronte Luigi Nieri, Assessore alle Politiche per le Periferie, lo
Sviluppo Locale, il Lavoro, esponente del PRC nella Giunta capitolina. Sono
questioni tanto più di rilievo se pensiamo all’importanza che il tema assume ai
fini di un rinnovamento delle strategie e delle modalità del fare politica.
Roma non è una piazza facile, e meno che mai lo sono
le sue periferie, assolutamente eterogenee e caratterizzantesi come vere e
proprie microcittà. E’ nelle periferie che si annidano le forme principali di
esclusione sociale, di degrado urbano, di depressione economica.
La partecipazione allora diventa non solo una
necessità ma anche una chiave di lettura per elaborare politiche efficaci e sensate, coerenti con l’idea stessa di
una politica come pratica della trasformazione sociale ed economica. In questo
senso la doppia delega alle periferie e al lavoro (passando per l’ambiguo
termine dello sviluppo locale) è uno strumento quanto mai interessante da
utilizzare e sperimentare.
Così, sono ormai due anni e mezzo che l’Assessorato
di Nieri sperimenta - con frequenza crescente ed efficacia progressiva -
l’applicazione del modello partecipativo nei suoi interventi. Dai contratti di
quartiere alla progettazione partecipata della piazze, dai laboratori
territoriali ai progetti speciali nelle periferie estreme della città, la
partecipazione sta diventando una modalità di lavoro sempre più condivisa dagli
uffici e dai tecnici.
Per quanto riguarda i contratti di quartiere (ne sono stati realizzati quattro e altri
due sono in avvio), l’Assessorato sta traghettando gli uffici da un approccio
concertativo, che aveva caratterizzato gli interventi passati, a delle modalità
operative effettivamente partecipate e aperte agli individui e non soltanto ai
gruppi di rappresentanza. Qui - obiettivamente - si scontrano due visioni
diverse della partecipazione: quella anglosassone, che concepisce il
coinvolgimento dei cittadini come buona pratica di governance, e quella in cui la partecipazione è strumento di effettiva
emancipazione dell’individuo.
Elemento centrale per la credibilità di
un’istituzione che vuole realmente dialogare con il territorio è il presidio
dello stesso. Da qui nascono i Laboratori
territoriali di Laurentino e Corviale. Si tratta di esperienze ancora
embrionali ma che già stanno producendo risultati interessanti - in due aree
complesse - sia da un punto di vista del dialogo sia da quello della
progettazione di soluzioni nuove e condivise. Come in generale per tutte le
forme di partecipazione, è bene sottolineare come anche per i laboratori non
esista un modello che l’Assessorato applica in astratto. Così mentre a
Laurentino sono stati gli abitanti ad accompagnare a passeggio per il quartiere
gli operatori con telecamera al fine di definire gli interventi da realizzare,
nel Laboratorio di Corviale è stata inserita tra lo staff una persona -
dipendente comunale - che lì risiede da sempre, fattore che aiuta non poco il
lavoro quotidiano e le relazioni con gli abitanti.
Ma partecipare significa innanzi tutto conoscere e
poter incidere. Per questo - ad oggi - due dei programmi più significativi
seguiti dall’Assessorato riguardano proprio gli strumenti dell’informazione e
le regole della partecipazione. Nel primo caso parliamo dell’Atlante delle periferie, uno strumento
informatico dalle enormi potenzialità che - attraverso l’uso di immagini
satellitari dettagliate - consente al cittadino di essere aggiornato
agevolmente sui programmi urbani, le infrastrutture, i servizi della zona in
cui abita. L’altro aspetto consiste nel dotare gli abitanti di strumenti di
intervento e di reale partecipazione ed è per questo che da qualche mese
l’Assessorato si è fatto promotore di una proposta di regolamento per la partecipazione degli abitanti, con l’obiettivo
che siano gli stessi cittadini a discutere e a definire il documento da portare
in Giunta e in Consiglio comunale.
Infine - in linea con la stessa Carta del nuovo
municipio - va ribadito che la partecipazione non deve essere relegata alla
sfera delle trasformazioni urbane, pure fondamentale. Per questo, anche per
quanto concerne le iniziative di tipo economico e di sostegno alle piccole
imprese, l’Assessorato segue una strategie integrata di coinvolgimento degli
abitanti all’interno di reti solidali, che prevede la promozione della finanza
etica, del commercio equo, dell’agricoltura biologica. Anche in questo campo la
sperimentazione deve essere ampia e puntuale. In attesa di avviare, anche a
livello di amministrazione comunale, un reale coinvolgimento dei cittadini in
materia di bilancio e uso dei fondi pubblici.
di Alessandro Messina
per Carta
dicembre 2003
dicembre 2003