Grandi investitori, scarsa coerenza

Quando si parla di finanza etica ci si dimentica spesso del ruolo che possono assumere i grandi enti nel promuovere e sostenere le pratiche di investimento responsabile. A Bagnoli, nel corso della contro-Cernobbio organizzata da Sbilanciamoci (www.sbilanciamoci.org), Fabio Salviato, presidente di Banca Etica, ha ricordato che «i fondi pensione dei sindacati muovono circa 50 miliardi di euro. Gestiti “al meglio”, cioè per la massimizzazione del rendimento, dunque investiti in azioni Cirio, obbligazioni argentine ecc.». 


E’ buffo che siano proprio i sindacati a sostenere società e banche che non sembrano avere una grande attenzione per i diritti dei lavoratori e il futuro del paese. E la pubblica amministrazione come si comporta? Non meglio, in generale, avendo anche in questo caso recepito il principio della massimizzazione dei rendimenti (finanziari). Un esempio per tutti: le banche tesoriere del Comune di Roma sono BNL, Monte Paschi di Siena, Capitalia, tutte nella lista più recente delle banche armate (www.banchearmate.org).
C’è dunque un’incoerenza di fondo nell’ente pubblico che - dovendo perseguire interessi generali - sceglie invece i propri partner soltanto in base a criteri economico-finanziari. Per questo sono importanti i cambiamenti di rotta, come quello dell’Assessorato alle Periferie del Comune di Roma, che ha deciso di lavorare soltanto con Banca Etica e Banca di Credito Cooperativo. Anche questo un piccolo passo per la costruzione di quell’altra economia che andiamo perseguendo.

di Alessandro Messina
per Carta, Rubrica Affari Nostri, settembre 2003