In tempi di privatizzazione del sistema pensionistico è opportuno farsi un po’ di domande sul mercato assicurativo italiano. Secondo l’Isvap, l’istituto preposto alla vigilanza sulle assicurazioni, i premi raccolti ogni anno ammontano a circa il 7% del prodotto interno lordo del nostro paese. Si tratta di una raccolta che è cresciuta del 124% negli ultimi 6 anni. A ciò probabilmente non sono estranei né la discussione sui tagli alle pensioni pubbliche, né i continui attacchi alla sanità statale, che incentivano tutti noi a cercare privatamente quelle protezioni un tempo collettive.
A questi dati occorre aggiungere che le banche italiane possiedono partecipazioni in 73 società di assicurazioni e che l’Autorità garante per la concorrenza sui mercati ha più volte denunciato (e sanzionato) i comportamenti collusivi delle compagnie assicurative, non soltanto in relazione alla odiosa (e ormai ben nota) speculazione sulle RC-Auto.
Insomma, ce n’è abbastanza per chiedersi quale ruolo attivo può avere il risparmiatore in materia di utilizzo dei soldi versati e più in generale di orientamento dei comportamenti di queste imprese. Al momento nessuno. Si tratta infatti di un sistema che, più di quello delle banche, non lascia spazio alla partecipazione.
Per questo occorre seguire con interesse la nascita e la crescita della prima agenzia assicurativa etica italiana. Si chiama Caes, lavora ormai da diversi anni e da pochi mesi si è unita a Banca Etica per svilupparsi. Le prime informazioni le troverete in www.consorziocaes.org.
di Alessandro Messina
per Carta, Rubrica Affari Nostri, settembre 2003