Il tentativo di studiare empiricamente un insieme eterogeneo di elementi implica la necessità di trovare una definizione chiara e riconoscibile. Nello specifico caso degli studi economici sul terzo settore, di fronte alla scarsità di ricerche di questo tipo e nella difficoltà, tra queste, di trovarvi impostazioni e approcci comuni, si deve affrontare la medaglia a doppia faccia della sperimentazione: da un lato si è liberi di trovare propri criteri senza eccessivi vincoli dati dalla necessità di omogeneità con studi precedenti; dall’altro si rischia ogni volta di ritrovarsi al punto zero in un processo di apprendimento e accumulazione di esperienza mai sistematico.
La scelta fatta per la presente ricerca nasce proprio dalla consapevolezza di ciò e si manifesta in una sorta di compromesso tra le due spinte. Infatti, partendo dallo studio più sistematico attualmente disponibile (quello della Johns Hopkins University, JHU, di Baltimora e della relativa parte italiana curata da Barbetta, 1996), sono state adottate le definizioni generali date in quel contesto per poi procedere ad una integrazione basata su dei criteri di carattere qualitativo, secondo un approccio che permette comunque, con qualche eccezione, la comparazione tra le due
ricerche.
Rimandando al primo working paper prodotto da questo lavoro per un’ampia descrizione delle definizioni e dei criteri classificatori per il terzo settore e delle motivazioni che hanno portato alla definizione adottata da NETS (AA.VV., 1998), in questa sede è utile riportare una sintetica descrizione dei criteri adottati e delle differenze derivanti. In pratica si è trattato di aggiungere ai sei
criteri proposti dalla JHU, due nuove caratteristiche che si vuole contraddistinguano un’organizzazione di terzo settore. Perciò, secondo la definizione adottata da NETS, un’impresa è riconoscibile per il fatto di essere [...]
La scelta fatta per la presente ricerca nasce proprio dalla consapevolezza di ciò e si manifesta in una sorta di compromesso tra le due spinte. Infatti, partendo dallo studio più sistematico attualmente disponibile (quello della Johns Hopkins University, JHU, di Baltimora e della relativa parte italiana curata da Barbetta, 1996), sono state adottate le definizioni generali date in quel contesto per poi procedere ad una integrazione basata su dei criteri di carattere qualitativo, secondo un approccio che permette comunque, con qualche eccezione, la comparazione tra le due
ricerche.
Rimandando al primo working paper prodotto da questo lavoro per un’ampia descrizione delle definizioni e dei criteri classificatori per il terzo settore e delle motivazioni che hanno portato alla definizione adottata da NETS (AA.VV., 1998), in questa sede è utile riportare una sintetica descrizione dei criteri adottati e delle differenze derivanti. In pratica si è trattato di aggiungere ai sei
criteri proposti dalla JHU, due nuove caratteristiche che si vuole contraddistinguano un’organizzazione di terzo settore. Perciò, secondo la definizione adottata da NETS, un’impresa è riconoscibile per il fatto di essere [...]
di Alessandro Messina
Woking Paper Università di Roma “La Sapienza” - Dipartimento di Economia Pubblica, luglio 1999