Next Generation Italia. Un'occasione da cogliere, senza mitizzare il passato

Siamo in una fase importante e delicata della nostra storia. Si parla di cambio di paradigma, di occasione imperdibile, si sprecano le analogie con il dopoguerra e altri momenti topici.

A proposito di ciò, propongo un bel contributo dell'amico Francesco Antonelli, che mi ha gentilmente concesso di pubblicare (mia la responsabilità dell'editing).


<< In questi giorni c’è un continuo riferirsi al Piano Marshall ed alla gestione della ricostruzione post bellica, come il punto “alto” della storia repubblica gestita da una classe dirigente eccelsa.

Perfino la sempre accorta Milena Gabbanelli si è sperticata in lodi sulle modalità con le quali furono spesi i soldi e sulle qualità delle personalità che lo fecero (Einaudi, De Gasperi, Menichella ecc.).

Nella seconda metà degli anni ’70 (a 25 anni dal dopoguerra e a quaranta da oggi) ho avuto la ventura di studiare economia a Roma ed ero un giovanotto di belle speranze e di studi abbastanza approfonditi.

Ieri sera ho tirato fuori 3 libri che devo citare sul tema:

- Federico Caffe Lezioni di Politica Economica (Borighieri 1978);

- Giuseppe Orlando (a cura di) Programmazione economica e programmazione della spesa (Cooperativa Editrice Economia e Commercio 1976);

- Il piano del lavoro della CGIL (atti del convegno università di Modena 9-10 maggio 1975 Feltrinelli

1978).

Ne emerge un’analisi impietosa: la gestione dell’economia nel quinquennio 46 -51 fu una “politica dei ceti medi singolarmente contrastante con l’ampia partecipazione che i ceti popolari avevano dato allo sforzo di sollevamento civile del paese... che si esprimeva nel bisogno di infrastrutture sociali di cui il nostro paese è tuttora carente: dalle case a fitti non esorbitanti, a valide forme di assistenza sanitaria e scolastica" (1).

"Il problema del Mezzogiorno non era un problema di distribuzione del reddito e di sostegno assistenziale, ma parte integrante della struttura economica, oltreché sociale del Paese, il problema fondamentale per assicurare forza, vitalità e continuità allo sviluppo" (2).

"L’insegnamento valido che il Piano del Lavoro può ancora oggi offrirci è quello di collegare l’obiettivo dell’occupazione con un serio programma di “cose da fare”" (3).

Giusto per ricordare, le principali linee di intervento del Piano del Lavoro erano: 

- Nazionalizzazione dell’industria elettrica (ma non tutta!), 

- Ente per la bonifica e la trasformazione fondiaria (4),

- Ente Nazionale per l’edilizia popolare e opere pubbliche, 

il tutto dentro l’economia capitalistica e finanziato dalle tasse dei lavoratori.

E invece cosa avemmo: la rivalutazione monetaria del 47, la speculazione edilizia selvaggia, l’abbandono del sud emigrazione al nord, nessuna programmazione della spesa pubblica (come invece era suggerito proprio dalla amministrazione USA nel 45)...

No, cara Gabanelli, non fu un’esperienza fantastica!

Come evitare che oggi, a oltre settant’anni da allora, le cose vadano meglio? Qui devo citare la tradizione orale sempre su Federico Caffè, che diceva “il fatto che la pubblica amministrazione non abbia funzionato in passato non significa che non debba e non possa funzionare in futuro” .

Quindi il PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA #NEXT GENERATION ITALIA potrebbe essere l’occasione per finalmente per:

 ridare alla pubblica ammirazione il ruolo che le compete di guida e governo del Paese;

 affrontare con investimenti pubblici buoni le carenze strutturali che ci attanagliano;

 farlo in modo trasparente, efficiente ed efficace;

 farlo da una prospettiva di progresso sociale e redistribuzione delle risorse.

Queste sono le sfide.

Sul cosa fare direi che le linee d’intervento sono conclamate:

 scuola e formazione dall’asilo nido alla università e ricerca per tutti e di eccellenza;

 sanità pubblica per tutti di eccellenza;

 superare il digital divide sia fisico, con la larga banda con rete unica nazionale, sia dei servizi, con la

digitalizzatane in primo luogo della PA;

 gestione del territorio (infrastrutture, agricoltura, sostenibilità...).

[...]

Questa mi pare l’ultima occasione per la mia generazione per lasciare ai nostri figli un paese migliore di quello che abbiamo trovato.>>


di Francesco Antonelli



(1) Caffè, 1978 pag-336

(2) Orlando 1976 pg.7 che cita P.W Cherey Mutual Security Agency USA 1951

(3) Il Piano del Lavoro 1978 F. Caffè “sul Piano del Lavoro: reminiscenze “ pag.235

(4) Ricordo che il Piano è antecedente alla Riforma Agraria del 1954.