Il credito al nonprofit in aumento. Merita una regolamentazione equa

Torniamo a occuparci di credito alle istituzioni nonprofit. Nel corso dell'annuale assemblea della Banca d'Italia, tenutasi lo scorso 30 maggio, il Governatore Ignazio Visco, ha dichiarato nelle sue Considerazioni finali: “Il credito complessivo all’economia italiana è in calo. I dati aggregati celano però andamenti differenti per le diverse categorie di debitori.”


Effettivamente, come noto, tra 2009 e 2013 gli impieghi delle banche italiane sono scesi nel complesso del 4% (se i numeri vengono depurati dall'effetto illusorio della pur bassa inflazione), con una punta del 5,4% proprio nell'ultimo anno.


Analizzando però in profondità le statistiche prodotte dall'autorità di vigilanza bancaria si notano, come sintetizzato proprio dal Governatore, “andamenti differenti”. In particolare, salta all'occhio,e sorprende in positivo, la tendenza della componente dei finanziamenti rivolti alle cosiddette Istituzioni Sociali Private (ISP). Con tale termine, le statistiche ufficiali indicano i produttori privati di beni e servizi “non destinabili alla vendita” quali associazioni culturali, sportive, fondazioni, partiti politici, sindacati ed enti religiosi. 

Siamo dunque nell'ambito di quella vasta componente di organismi senza scopo di lucro che l'Istat - anche nell'ambito del recente censimento - classifica come non-market (le entrate derivanti dalla vendita sono inferiori al 50% del totale delle spese dell'ente): rientrano in questa categoria il 70% delle istituzioni nonprofit (circa 209 mila), che esprimono il 16% degli addetti e il 66% dei volontari.


Di questi enti, a fine 2013 circa 109 mila erano affidati (cioè finanziati) da una banca italiana, per complessivi 9,9 miliardi di euro, con una variazione dal 2009 pari al 6%, con il segno “più” davanti!

Il risultato sarebbe stato ancora migliore senza gli ultimi due anni (2012 e 2013), dove invece nel complesso gli impieghi alle ISP sono scesi del 7%, mentre nel biennio precedente – pur in piena fase di credit crunch - erano saliti addirittura del 14,5%.


Nel frattempo, le sofferenze (cioè i prestiti non restituiti) causate alle banche italiane dalle ISP sono pure aumentati, ma in modo meno che proporzionale rispetto al resto dell'economia: a fronte di un'incidenza media pari al 8,4% sul totale degli impieghi, la percentuale derivante dal nonprofit si ferma al 6,4%.  Particolare la situazione delle BCC che, con una quota di mercato del 12,8% e una quota di clienti del 19,6%, registrano sofferenze solo per l'1,7%.


Dunque credito anticiclico e credito meno rischioso. Ma soffocato dalla normativa regolamentare. Infatti, oggi le banche che investono nel nonprofit sono penalizzate da una norma che – anche alla luce dei dati appena esposti – suona quanto meno anacronistica. Ci si riferisce a quanto previsto dalle vigenti Disposizioni di vigilanza prudenziale emanate dalla Banca d'Italia in recepimento della “fu Basilea2” (Circolare n. 263 del 27 dicembre 2006), che stabiliscono un assorbimento di patrimonio dell'8% per le esposizioni creditizie nei confronti degli enti di cui al libro I, capi II e III, del Codice Civile (associazioni, fondazioni, associazioni non riconosciute, comitati) e alle imprese sociali, contro un 6% di famiglie e piccole imprese (cosiddetta clientela retail). 

Ciò significa che per ogni finanziamento erogato al nonprofit le banche italiane devono accantonare più capitale (8 euro ogni 100) rispetto ai prestiti a famiglie e piccole imprese (6 euro ogni 100): a parità di altre condizioni (merito creditizio, capitale disponibile, liquidità) una perdita di circa 3 miliardi di euro di finanziamenti per il terzo settore italiano.


Come da tempo chiedono le banche attente al nonprofit, da Banca Etica alle BCC, da UBI a Banca Prossima, è necessario adeguare questa norma allo standard europeo (che non distingue tra profit e nonprofit). Il recepimento delle regole di Basilea3 e dell'Unione Bancaria europea sembrano un'occasione da non sprecare. 

di Alessandro Messina (@msslsn)

in Profittevole, rubrica per Vita
luglio 2014