Politiche e strumenti per una migliore inclusione finanziaria



Secondo gli ultimi dati Istat le famiglie italiane in zona povertà sono quasi una su quattro. In una società che continua a rincorrere un modello di consumi che non si può più permettere, il potere degli operatori finanziari è in forte aumento. 

Tra 2004 e 2005 è cresciuto di 7 punti percentuali il numero di coloro che non riescono ad accantonare risparmi, pari ormai al 45% della popolazione. Il credito al consumo (quello per importi tra 155 e 31 mila euro) nello stesso anno è cresciuto del 21% in valore (76 miliardi di euro) e del 24% per numero di operazioni, pur trattandosi di una possibilità che - a tutt’oggi - è riservata per almeno l’80% ai soli lavoratori dipendenti (fonte: Il sole 24 ore del 14 giugno 2006). 


In generale, il 37% degli italiani ha almeno un prestito in corso. Nel 92% dei casi questo è arrivato da una banca o da una finanziaria, nel restante 8% da amici o altro. Dati su cui riflettere: il 39% dei finanziati non conosce il tasso applicato e il 25% non rifarebbe il prestito se potesse tornare indietro. 

Tra 1998 e 2003 i richiedenti un finanziamento con un reddito superiore ai 1.500 euro netti al mese sono aumentati del 13%. Quelli con reddito superiore ai 3 mila euro al mese sono raddoppiati. E’ l’evidente effetto dell’erosione dei salari, che costringe ad indebitarsi per poter mantenere lo standard di vita che si aveva pochi anni prima. Il prestito è servito per la casa (56%), l’automobile (38%), elettrodomestici (18%), computer, generi di prima necessità, mobili (15%), abbigliamento (6%), viaggi (3%), libri per studio o università (3%). 

L’incidenza del prestito sul reddito mensile è superiore al 50% nel 4% dei casi e inferiore al 30% nel 77% dei casi.





relazione di Alessandro Messina presentata durante il FORUM CSR organizzato dall'ABI - LA RELAZIONE SOSTENIBILE - La responsabilità dell’impresa e degli stakeholder, Roma - Palazzo Altieri - 29/30 gennaio 2008