E la Consob affossa il crowdfunding

C’è una buona notizia. E ce n’è una decisamente pessima, soprattutto per l’Italia. 

Cominciamo dalla prima, preziosa in questi tempi: le forme di partecipazione finanziaria diffusa, grazie al web, si vanno diffondendo a macchia d’olio nel pianeta. A fine 2012 il cosiddetto crowdfunding, veicolato da piattaforme web specializzate, ha messo insieme circa 3 miliardi di dollari. Per fine 2013 si prevede di arrivare a 5, con una crescita del 67%. I gestori sono più di 500 nel mondo. 


Tra le piattaforme censite, il 71% si occupa di raccolta di donazioni e tra esse il 61% lo fa in modalità “reward” cioè offrendo qualche forma di ricompensa, anche simbolica o in forma di gadget, ai donatori. Il 35% delle operazioni finanziate in questo modo raccoglie meno di 2.500$, il 28% non supera i 5 mila, solo il 10% supera i 10 mila. Insomma, è un meccanismo utilizzato in prevalenza per finanziare micro-progetti di tipo filantropico o ancor più spesso artistico e culturale. La durata media della raccolta - il tempo cioè che intercorre tra la pubblicazione della richiesta e la chiusura della sottoscrizione - per queste iniziative è di circa 10 settimane. 

Il 14% dei gestori offre strumenti di “social lending”, cioè di prestito tra pari. Questi sono anche i progetti più rapidi a raccogliere il necessario: in meno di 5 settimane, di media, si raggiunge lo scopo.
Infine, vi è un 15% delle piattaforme di crowdfunding che si occupa di raccogliere capitale di rischio (equity) per le imprese in fase di start-up. Si tratta dell’ambito in cui - in termini di valori unitari - sono maggiori gli importi medi: solo il 6% dei progetti raccoglie meno di 10 mila dollari, mentre il 68% supera i 100 mila e il 21% addirittura va oltre i 250 mila. Il tempo medio necessario per il completamento della raccolta è per l’equity crowdfunding attorno alle 8 settimane.

Gli operatori applicano commissioni sul capitale raccolto molto variabili, dal 2% al 25%. La media mondiale è dell’8%. In Europa e Usa la commissione media è del 7%. Il 12% degli operatori applica anche una commissione fissa, in media pari a 15$.

Questa rivoluzione finanziaria via web è inarrestabile e quanto mai “necessaria”: favorisce la cooperazione (su scala planetaria), promuove una cultura della finanza collegata a progetti reali e non a facili guadagni da casinò, incentiva lo sviluppo di nuovi mercati, aiuta concretamente chi ha buone idee (e talento e competenze) e pochi capitali. 

Non poteva dunque che essere accolta con entusiasmo - come fu anche su questa rubrica - l’attenzione che verso queste esperienze, in particolare l’equity crowdfuding, ha rivolto il Ministro Passera con il Decreto Crescita Bis (dl 179/2012). Sembrava ottima occasione per aiutare lo sviluppo di una infrastruttura finanziaria complementare a quella delle banche e della borsa.

Ecco invece che arriva la pessima notizia.  La Consob ha appena chiuso la consultazione sul regolamento che dovrebbe trattare l’intera materia: il testo proposto è un disastro, che ancora una volta conferma l’incapacità delle nostre istituzioni di affrontare le novità, che vengano  dal web o dalla società civile. Pochi esempi: vi si prevede che l’operazione “on line” si regolarizzi solo dopo che l’investitore abbia instaurato un rapporto per la prestazione di servizi di investimento con una banca. Oppure: un’offerta sul portale non è ammissibile se almeno il 5% delle azioni offerte non sono già state sottoscritte da un investitore professionale (banca o fondo).

In pratica si costringe l’utente - che sia investitore o imprenditore - di un servizio “innovativo”, uscito dalla finestra dei mercati mainstream (per disperazione o visione, poco importa), a rientrarvi dalla porta principale, se possibile col capo cosparso di cenere.

Perché la Consob ha impostato così il regolamento? Difficile dirlo. Ma l’Italia sta per buttare nel cestino una delle (poche) strade a disposizione per innovare cultura imprenditoriale e finanziaria di un sistema produttivo in angosciosa discesa.

di Alessandro Messina (@msslsn)

in Profittevole, rubrica per Vita
maggio 2013