La banca è un’organizzazione imprenditoriale che raccoglie risparmio e lo gestisce per garantirne la tutela (funzione di stabilità) e l’impiego verso l’economia produttiva (funzione di redistribuzione della liquidità). Questa, in sintesi, l’accezione di banca che risponde tuttora alla prassi italiana in continuità con la tradizione delle banche a partire dal XIII secolo e coerentemente con quanto prevede la Costituzione della Repubblica italiana all’art. 47.
La realtà, soprattutto degli ultimi decenni, è un po’ più complessa, poiché la banca si è trasformata progressivamente in qualcosa di diverso: da una parte, come fornitrice di servizi di pagamento sempre più rilevanti grazie alle nuove tecnologie (è il caso delle carte, attraverso il poderoso sviluppo della cosiddetta monetica); dall’altra, come soggetto finanziario che, attraverso gli investimenti nei mercati finanziari (titoli pubblici, azioni, valute, strumenti derivati ecc.), utilizza le risorse temporaneamente a disposizione per massimizzare la propria capacità di reddito e garantirsi l’equilibrio tra masse in entrata e in uscita.
Si sono così evoluti modelli diversi di banca: vi è la banca commerciale (o retail), che molto assomiglia al modello iniziale della banca che sta sul territorio e si limita a mettere a frutto il proprio ruolo di puro intermediario finanziario dell’economia reale; vi è la banca d’affari, che invece dedica attenzione soprattutto alla finanza, al proprio ruolo di investitore che può determinare assetti e strategie di conglomerati imprenditoriali, interi segmenti del mercato finanziario, andamento di titoli e valute. Gli interessi della banca d’affari spesso vanno a coincidere con quelli della spe-
culazione pura (interessi di breve termine per un ritorno immediato e massimo degli investimenti effettuati) sganciandosi così da quelli dell’economia reale che, per sua definizione, ha bisogno di tempo per ottenere risultati, anche significativi.
Le banche si sviluppano a partire dal X-XI secolo in Italia, dopo il crollo dell’Impero romano e l’espansione araba, quando tornano a crescere le attività economiche, si espandono le città e si colgono i segnali di una primitiva rivoluzione industriale. Questo insieme di avvenimenti, accelerati da eventi traumatici quali le crociate (la prima è del 1095), e fondamentali per dare un nuovo slancio all’economia di allora, conducono a uno sviluppo del commercio e della finanza che in qualche modo può essere definito “moderno”.
La realtà, soprattutto degli ultimi decenni, è un po’ più complessa, poiché la banca si è trasformata progressivamente in qualcosa di diverso: da una parte, come fornitrice di servizi di pagamento sempre più rilevanti grazie alle nuove tecnologie (è il caso delle carte, attraverso il poderoso sviluppo della cosiddetta monetica); dall’altra, come soggetto finanziario che, attraverso gli investimenti nei mercati finanziari (titoli pubblici, azioni, valute, strumenti derivati ecc.), utilizza le risorse temporaneamente a disposizione per massimizzare la propria capacità di reddito e garantirsi l’equilibrio tra masse in entrata e in uscita.
Si sono così evoluti modelli diversi di banca: vi è la banca commerciale (o retail), che molto assomiglia al modello iniziale della banca che sta sul territorio e si limita a mettere a frutto il proprio ruolo di puro intermediario finanziario dell’economia reale; vi è la banca d’affari, che invece dedica attenzione soprattutto alla finanza, al proprio ruolo di investitore che può determinare assetti e strategie di conglomerati imprenditoriali, interi segmenti del mercato finanziario, andamento di titoli e valute. Gli interessi della banca d’affari spesso vanno a coincidere con quelli della spe-
culazione pura (interessi di breve termine per un ritorno immediato e massimo degli investimenti effettuati) sganciandosi così da quelli dell’economia reale che, per sua definizione, ha bisogno di tempo per ottenere risultati, anche significativi.
Le banche si sviluppano a partire dal X-XI secolo in Italia, dopo il crollo dell’Impero romano e l’espansione araba, quando tornano a crescere le attività economiche, si espandono le città e si colgono i segnali di una primitiva rivoluzione industriale. Questo insieme di avvenimenti, accelerati da eventi traumatici quali le crociate (la prima è del 1095), e fondamentali per dare un nuovo slancio all’economia di allora, conducono a uno sviluppo del commercio e della finanza che in qualche modo può essere definito “moderno”.
Così, fanno la loro comparsa i mercanti che iniziano ad accumulare ingenti capitali, ottenuti dal surplus generato dai loro affari, e a darli in prestito ai governi, bisognosi di denari per lanciarsi in nuove imprese...