A che serve il terzo settore

Da sempre, le strategie di resistenza e di risposta alle diseguaglianze generate dal capitalismo si sono tradotte anche nella costruzione di modelli economici alternativi, sia nel senso della produzione, sia del consumo e, nei casi più radicali, perfino dello scambio. La scelta di sperimentare vie diverse e innovative nelle prassi sociali si è così trasformata in attuazione di esperienze economiche originali, spesso antagoniste al sistema dominante.

Oggi, i popoli di Seattle non possono fare a meno di guardare a questi soggetti, che la storia ha arricchito di diversità e complessità, come a dei compagni di strada che, seppur tra mille differenze, possono rafforzarne e accrescerne la capacità di incidere sulla società e sull’economia, nell’obiettivo comune di cambiare i paradigmi dominanti e mostrare che alternative esistono e sono praticabili da subito.

Il termine che viene più di frequente utilizzato per definire questa parte di movimenti sociali, la loro componente economicamente significativa, è “terzo settore”. Con ciò si allude, appunto, ad una alterità rispetto a mercato e stato, ad una originalità di forme organizzative e produttive e ad una mission che non è la massimizzazione del profitto ma la più ampia efficacia sociale. 

Il fenomeno ha profonde radici storiche, che affondano nelle esperienze sociali di famiglie religiose, culturali e politiche, quali la tradizione del movimento operaio e del solidarismo cattolico (soprattutto in Italia) o quella di vaste minoranze laiche e religiose.



di Alessandro Messina
per LIMES. I popoli di Seattle, giugno 2001